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Storia della miscelazione mondiale: il club de cantineros e il sogno dell'Havana.

Storia della miscelazione mondiale: il club de cantineros e il sogno dell'Havana.

Onore, rispetto e anche un filo di commozione. Il 28 maggio 1924 nasceva all’Havana  il Club de cantineros de Cuba. Nove anni prima dell’United Kingdom bartenders Guild, spesso indicata come la prima associazione di bartender al mondo, quei cantineros sono stati tra i protagonisti di una delle più luminose stagioni della civiltà del bere.Non si tratta solo dell’invenzione di drink mai più tramontati, dal Daiquiri al Mojito, dal Cuba libre alla Pina Colada.

La leggenda nasce per quello stile unico, figlio di mille influenze da ogni angolo del mondo che , ancora oggi, non ha smesso di ispirare il mondo. A partire dai cocktail Tiki nati negli anni Trenta negli Usa.Accadde che verso la fine dell’Ottocento, finita la Guerra Ispano-americana, Cuba diventò una popolare metà di vacanze. Nell’isola già esisteva una tradizione di buoni bar, anzi fu tra i primissimi paesi (1807) ad importare il ghiaccio che si “raccoglieva” nel nord degli Usa. Di rum, qui come in tutti i Caraibi, c’è n’era fin che si voleva, anche se all’estero, per gli ancora diffusissimi punch, si preferivano quelli di Barbados e i jamaicani.

Giusto per mettere una data, possiamo prendere il 1898, quando il catalano Don Narciso Sala Parera acquistò e cambiò il nome a un precedente locale: era nato il La Florida, poi El Floridita, uno dei bar preferiti di Hemingway e da molti decenni un must-see per ogni turista.

C’e chi sostiene che qui sia stato inventato anche il Cuba libre (rum, coca-cola e succo di lime), anche se la teoria pare ormai superata: l’origine autentica del cocktail è confusa e forse la sua prima versione era semplicemente acqua e miele.

O forse era una Canchanchara, altro super classico cubano che aggiunge il rum, appunto, al miele e al limone (o al lime). Di certo “Cuba libre” era la frase a effetto usata dai giornali Usa per parlare della guerra con la Spagna.


Fatto sta che il flusso turistico attira a Cuba bartender da ogni angolo del globo, dagli Usa alla Germania all’Inghilterra. Ma è nel 1919, con il Proibizionismo negli Stati Uniti, che l’Havana diventa la terra promessa di molti grandi bartender, che lasciano New York, Chicago e New Orleans (altra storica capitale del bere) per approdare sull’isola. Nascono bar a decine, hotel scintillanti e distillerie. Il servizio richiesto è ai massimi livelli, da fare invidia a Parigi o Londra.

Ed è così che, per iniziativa di Emilio “Maragato” Gonzalez e Costantino Ribalaigua Vert, nel cuore del quartiere dei grandi alberghi nasce il club dei cantineros, con anche la partecipazione di Bacardi: il pipistrello vola ancora alto sull’isola e l’esilio è lontano. Gli aspiranti soci devono dimostrare la conoscenza a memoria di almeno cento cocktail, e ogni anno i migliori si misurano in una gara severa per dimostrare di essere sempre in forma (e in inventiva) smagliante.

Bisogna saper scolpire il ghiaccio e la guarnizione diventa una forma d’arte. Sono gli anni d’oro. Alla meta del secolo scorso, forse, la magia comincia a impallidire. Ma è già iniziato il successo universale di quei drink nati dietro al Malecon.

Molte delle notizie qui sopra vengono da “Cuban cocktails” di Anistatia Miller e Jared Brown.

Loro sono due tra i più brillanti storici del bere del pianeta. Ma i loro libri, da noi, continuano a non essere tradotti.


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