La leggenda nasce per quello stile unico, figlio di mille influenze da ogni angolo del mondo che , ancora oggi, non ha smesso di ispirare il mondo. A partire dai cocktail Tiki nati negli anni Trenta negli Usa.Accadde che verso la fine dell’Ottocento, finita la Guerra Ispano-americana, Cuba diventò una popolare metà di vacanze. Nell’isola già esisteva una tradizione di buoni bar, anzi fu tra i primissimi paesi (1807) ad importare il ghiaccio che si “raccoglieva” nel nord degli Usa. Di rum, qui come in tutti i Caraibi, c’è n’era fin che si voleva, anche se all’estero, per gli ancora diffusissimi punch, si preferivano quelli di Barbados e i jamaicani.
Giusto per mettere una data, possiamo prendere il 1898, quando il catalano Don Narciso Sala Parera acquistò e cambiò il nome a un precedente locale: era nato il La Florida, poi El Floridita, uno dei bar preferiti di Hemingway e da molti decenni un must-see per ogni turista.
C’e chi sostiene che qui sia stato inventato anche il Cuba libre (rum, coca-cola e succo di lime), anche se la teoria pare ormai superata: l’origine autentica del cocktail è confusa e forse la sua prima versione era semplicemente acqua e miele.
O forse era una Canchanchara, altro super classico cubano che aggiunge il rum, appunto, al miele e al limone (o al lime). Di certo “Cuba libre” era la frase a effetto usata dai giornali Usa per parlare della guerra con la Spagna.
Fatto sta che il flusso turistico attira a Cuba bartender da ogni angolo del globo, dagli Usa alla Germania all’Inghilterra. Ma è nel 1919, con il Proibizionismo negli Stati Uniti, che l’Havana diventa la terra promessa di molti grandi bartender, che lasciano New York, Chicago e New Orleans (altra storica capitale del bere) per approdare sull’isola. Nascono bar a decine, hotel scintillanti e distillerie. Il servizio richiesto è ai massimi livelli, da fare invidia a Parigi o Londra.
Ed è così che, per iniziativa di Emilio “Maragato” Gonzalez e Costantino Ribalaigua Vert, nel cuore del quartiere dei grandi alberghi nasce il club dei cantineros, con anche la partecipazione di Bacardi: il pipistrello vola ancora alto sull’isola e l’esilio è lontano. Gli aspiranti soci devono dimostrare la conoscenza a memoria di almeno cento cocktail, e ogni anno i migliori si misurano in una gara severa per dimostrare di essere sempre in forma (e in inventiva) smagliante.
Bisogna saper scolpire il ghiaccio e la guarnizione diventa una forma d’arte. Sono gli anni d’oro. Alla meta del secolo scorso, forse, la magia comincia a impallidire. Ma è già iniziato il successo universale di quei drink nati dietro al Malecon.
Molte delle notizie qui sopra vengono da “Cuban cocktails” di Anistatia Miller e Jared Brown.
Loro sono due tra i più brillanti storici del bere del pianeta. Ma i loro libri, da noi, continuano a non essere tradotti.
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